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Home Articoli » Articoli Ferroviari » La Ferrovia Siracusa - Ragusa
La Ferrovia Siracusa - Ragusa


In stazione attendiamo l’incrocio di un treno discendente proveniente da Ragusa che arriva subito dopo qualche minuto entrando con un gran fischio. Il convoglio è costituito da due ALn 668 serie 1600 appena ristrutturate e dotate della nuova cromia XMPR della nascente società Trenitalia. Lasciata Avola, la linea si dirige lentamente verso l’interno serpeggiando tra rigogliose e fertili campagne dai caldi colori estivi e dopo una serie di curve ci appare la città di Noto adagiata su un colle alle ultime propaggini dei monti Iblei. Con una stretta curva sulla destra entriamo nel piano della stazione posta al km 33. Sulla sinistra possiamo notare il binario della ormai soppressa linea per Pachino; questa fino al 31 dicembre 1985 era la stazione più meridionale d’Italia. Noto, considerato il centro più importante della provincia di Siracusa, è considerata la capitale del barocco siciliano per l’insieme di chiese, conventi, palazzi che creano in maniera superba un elegante scenario architettonico settecentesco famoso in tutto il mondo. E’ il barocco della Val di Noto. La città inoltre è un importante punto di diramazione per raggiungere a N Palazzolo Acreide, erede dell’antica Akrai di cui conserva notevoli vestigia e a sud la già citata Pachino con i suoi pregiati pomodori, il famoso “ciliegino” e l’ottimo vino da taglio che si contraddistingue per il carattere forte e deciso.

Appena ripartiti, il treno oltrepassa il fiume Asinaro con ponte in ferro e affronta una stretta curva a sinistra di 180° sulla sponda opposta con bella vista della città. Si attraversano 4 brevi gallerie e si scende verso la piana di S.Paolo superando velocemente la stazione posta al km 41; si varca il fiume Tellaro correndo tra vigneti e secolari alberi di ulivo; subito dopo rallentiamo per entrare nella stazione di Rosolini al km 48, l’ultimo paese della provincia di Siracusa. Qui il paesaggio inizia a cambiare pian piano aspetto, infatti tra oliveti e mandorleti subentra la coltura del carrubo, tipica della zona tra Noto e Comiso; sulla destra si scorge lo sbocco della cava d’Ispica, stretta vallata che si prolunga per circa 10 km intagliata ed erosa con il tempo dai torrenti nel tavolato calcareo dei monti Iblei. La cava in questione, come quella di Pantalica, nel siracusano, presenta fitte tracce della presenza dell’uomo attraverso i secoli fin dall’età neolitica; sono presenti numerose necropoli sicule che caratterizzano il luogo di alto interesse archeologico.

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