28 Febbraio 1969, venerdì
da buonsm » 21 mar 2011, 3:28
Ciao a tutti, stasera mi è arrivata, dopo molti anni, la testimonianza diretta di un fatto, un deragliamento, sul quale non ero in alcun modo riuscito a trovare informazioni. Un fatto ormai lontano nel tempo, avvenuto su un tratto che non esiste più da anni, che interessò rotabili ormai alla fine della loro carriera ma di prestigio per l'epoca. Perché parlarne allora? Per la cronaca, per la curiosità degli appassionati di cose ferroviarie, per ricordare chi vi morì, per riscattare la memoria di mio padre, col quale putrtoppo non posso più condividere la passione per i treni. Già, mio padre, proprio lui mi raccontava di un disastroso deragliamento giusto a due passi da qui, mi raccontava di stupore e incredulità che quell'ammasso di lamiere squarciate suscitava ai suoi occhi di ragazzino, mi raccontava...
In quegli anni il Rapido "Peloritano" veniva espletato con complessi di prestigiose ALe 601, che venivano sdoppiati a Messina e proseguivano rispettivamente per Palermo e per la linea Jonica. Anche quel 28 Febbraio questa prassi venne seguita. La vecchia Messina-Catania era una linea a binario unico per tutto il suo tortuoso tragitto, alternando paesaggi mozzafiato a strapiombo sul mare con tratti immersi nella rigogliosa vegetazione siciliana e ancora in mezzo a nude colline di argilla. In particolare l'ultimo tratto da Acireale a Catania (che oggi corre per buona parte in galleria) era ricco di questa varietà nel paesaggio, spettacolare da vedere soprattutto nella bella stagione. Ma quel 28 Febbraio era inverno e pioveva, già da parecchie ore. Il "Peloritano" lascia la stazione di Acireale alla volta di Catania, senza effettuare fermate intermedie (sulla vecchia linea erano presenti le stazioni di Aci Trezza, Aci Castello, Cannizzaro e Catania Ognina, quest'ultima rimasta invariata come il restante tratto fino a Catania Centrale). L'arrivo a Catania è previsto alle 19.02, sono circa le 18.55, la luce proiettata dai fari della 601 di testa si riflette sulle rotaie bagnate, ma quel riflesso viene interrotto da qualcosa di inusuale, di anomalo: un masso, staccatosi da una parete rocciosa a ridosso dei binari, si manifesta agli occhi dei macchinisti, in piena curva. Il convoglio viaggia a circa 100km/h quando il Primo Agente aziona la rapida. Le rotaie bagnate non aiutano, in ogni caso lo spazio a disposizione e la velocità del convoglio rendono inevitabile l'impatto: il masso viene trascinato per 400 metri sulla massicciata, devastando le traversine, ma il peggio arriva quando l'elettromotrice di testa deraglia schiantandosi su un casolare, uno di quei casolari costruiti con robusti muri in pietra lavica: il treno sfonda la parete e penetra per circa 3 metri all'interno dell'edificio, la cabina si apre letteralmente in due uccidendo sul colpo il Primo Agente e lasciando feriti gravemente il Secondo Agente, un altro ferroviere che rientrava a casa dal servizio e 15 passeggeri. Miracolosamente la seconda motrice rinane sui binari: se così non fosse stato sarebbe potuta precipitare in un profonda scarpata adiacente la ferrovia, aggravando pesantemente un bilancio già grave.
Questa è la storia, letta sulla pagina di un quotidiano dell'epoca che si trova appesa nel casolare colpito dal treno, proprio nel punto dove esso si fermò e confermata da una persona del luogo che ricorda bene di questa sciagura. Il fatto di non essere prima d'ora riuscito a trovare nessuna informazione certa su questo fatto mi aveva addirittura portato a pensare che mio padre ricordasse in realtà qualche piccolo incidente sovradimensionato dagli anni trascorsi e dal fatto all'epoca era un ragazzino. E invece (purtroppo) ricordava bene...
Spero di non avervi annoiato più di tanto e auguro una buona notte a tutti gli amici del Forum.
Angelo
PS: ora che ci penso il 28 febbraio, 6 anni dopo, quindi nel 75, ricorre un'altra, più nota e sicuramente ben più grave sciagura ferroviaria: l'incidente di Moorgate, nella metropolitana di Londra, la cui dinamica non è stata mai del tutto chiarita.